“Acculturazione digitale” e relazioni sociali: Manifesto per 3punto0

Prendendo in considerazione dalla Psicologia interculturale il concetto di “cultura”, l'enfasi riflessiva verterà sull’importanza della condivisione dei significati. I sistemi culturali rappresentano una porzione di realtà prodotta da gruppi di persone in interazione (Moghaddam, Taylor, Wright, 1993); la cultura – come dimensione extragenetica, artificiale di vita – si autocostruisce come sistema organizzato di significati condivisi attraverso un processo interattivo (Greenfield, 1997; Smith & Bond 1998). Appartenere alla stessa cultura significa condividere il modo di relazionarsi con la realtà, ossia avere “lo stesso sguardo sul mondo e sul suo funzionamento” ed averne la consapevolezza (Chryssochoou 2004).

La processualità insita nella costruzione d'identità culturali che avviene condividendo socialmente le conoscenze, prevede la socializzazione di ogni persona nella cultura del proprio gruppo di appartenenza e da questa “inglobata”. Il processo di inculturazione coinvolge genitori, adulti significativi, coetanei, agenzie educative e mass-media. Si organizzano influenze sulla persona fino a renderla “culturalmente competente” disseminando una sostanziale coerenza all’interno di un singolo gruppo culturale.

La costruzione di una realtà socio-culturale avviene all'interno di un simile modello di acculturazione. Certo, la trasmissione culturale non conduce alla riproduzione esatta di modelli culturali invariabili, omogenei e statici; piuttosto essa va intesa come contaminazione e modifica nel tempo e nello spazio pubblico, come stratificazione di plurimi contatti di una persona o di un gruppo di un determinato sistema socio-culturale con una persona o un gruppo appartenente ad un sistema culturale differente. Tuttavia, oggi l'acculturazione può considerarsifenomeno che si verifica quando individui e gruppi di culture differenti si trovano in una condizione continuativa di contatto ravvicinato, con conseguenti cambiamenti negli schemi culturali originali di uno o di entrambi i gruppi. Questo avviene all'interno di relazioni sociali date che, tendenzialmente, ridimensionano le peculiarità per “riconoscersi” nei codici della interattività, multimedialità comunicativa ed ontologia digitale. Si è in presenza, in altri termini, d'una acculturazione che è - contestualmente - cambiamento culturale, assimilazione, percorsi individuali di inclusione (“saggezza digitale”, rif. “La mente aumentata. Dai nativi digitali alla saggezza digitale, Marc Prensky, 2013), ma anche di una tipica ibridazione intergruppo. Tale fenomenologia sociale trova la sua eziologia nella cultura Web 2.0. La forma mentis è indotta dalla rete telematica policentrica.

Se su Web 2.0 non c'è una definizione univoca (quando i termini diventano di "successo", se ne perde l'eziologia), perché voler "definire" il "concetto" di 3punto0 ? O'Reilly nel 2004, usò Web 2.0 per indicare quell'arcipelago di applicazioni, sw, ambienti che consentivano un elevato grado di interazione e collaborazione tra utenti in rete. In questo senso, O'Reilly e gli altri intendevano contrapporlo al Web originario, 1.0. Sono molti quelli - e tra loro anche Tim Berners Lee, che la rete l'ha fondata - che di fronte a questo neologismo hanno qualche difficoltà euristica. Il termine “Web 2.0", coniato appositamente nel 2005 da Tim O’Reilly per designare molteplici tecniche e applicazioni interattive in Internet, tuttavia, dal momento che la gran parte delle tecnologie non è qualcosa di nuovo, descrive innanzitutto una rinnovata filosofia in relazione a InterNET.

La caratteristica principale che distingue le pagine Web 2.0 da quelle Web 1.0 è che gli utenti non solo possono usufruire passivamente dei contenuti, ma possono anche generarli e scambiarli in prima persona. Esempi tipici in tal senso sono i wiki, i weblog, il social networking, i portali di immagini e i videoportali o le borse di scambio (Ebay, Youtube, Wikipedia, Xing, etc.). Trattasi, quindi, della più recente fase del web che, rispetto alla prima, vede maggiormante l’utente al centro. Tramite architetture e servizi cosiddetti 2.0 (blog, social network, community, forum…), l’utente è il principale protagonista del web, oggi creatore e non solo più fruitore di contenuti. Quale che sia il “codice” e la “semantica” sotto i quali viene raccolta tale evoluzione della rete (Web partecipativo, web sociale…), il Web 2.0 si basa sul concetto di creazione e condivisione, partecipazione e discussione. Tramite i social media ovvero sui blog, sui social network, sui forum, prendono vita le cosiddette "conversazioni". Gli utenti in rete parlano ormai di ogni cosa, anche prodotti, servizi e imprese. Il Social Media Marketing è l’attività che permette di ascoltare e farsi ascoltare all’interno del panorama 2.0. Prima di inoltrarci nell’impegnativo compito di “annunciare” e "definire" il "concetto" di 3punto0, qualche precisazione sui social network, letteralmente, reti sociali.

Come è noto, si tratta di appositi luoghi virtuali cui gli utenti possono accedere previa registrazione e compilazione di un proprio profilo personale. Una volta registrati, gli utenti diventano membri della community e possono interagire con altri utenti per comunicare, condividere opinioni, idee, file, foto, video… e restare perennemente in contatto. I social network sono quindi siti sui quali il contenuto è prodotto dall’utente stesso. I social network possono focalizzarsi su un argomento o una categoria (esistono social network allargati e generalisti quali Facebook, come anche social network dedicati alla condivisione di conoscenze ed esperienze lavorative, quali LinkedIn) e in genere il focus è posto su due tipi di attività: il bridging (per creare nuove “relazioni”) o il bonding (per rafforzare “relazioni” esistenti o ripristinarne).

Ora – sinteticamente chiarito e/o condiviso l’aspetto tecnico/funzionale/sociale dell’attuale uso delle piattaforme (in costante evoluzione e “convergenza” tecnologica) dedicate al consapevole uso della navigazione in rete – va compreso il "concetto" di 3punto0, concetto che non allude ad aspetti tecnici né di mera “fruibilità” della rete o mero “protagonismo” in rete. Il "concetto" di 3punto0 riguarda 1) il condizionamento in atto dell’azione sociale e la capacità di critica ad esso che scaturiscono dalla pervasività dei mezzi di comunicazione alludendo ad un’analisi micro-bio-sociologica dell’interazione sociale 2) individuare le principali radici della crisi di identità attraversata dai sistemi sociali “avanzati” nella “crisi di legittimazione” (J. Habermas) e nella comunicazione sociale il meccanismo, discorsivo, di soddisfazione (o critica; qui va anche “accettata” la verità dell’alienazione) delle pretese normative del sistema 3) “sostenere” culturalmente e politicamente la transizione epocale, prevalentemente basata sulla comunicazione sociale piuttosto che sui “rapporti sociali” (è N. Luhmann – Potere e complessità sociale, 1975 – che raccoglie i risultati degli studi dell’interazionismo simbolico di E. Goffman – Modelli di interazione, 1969), ristabilendo una visione “strutturale” laddove il sistema sociale, per garantirsi stabilità e sopravvivenza, opera come “riduttore selettivo” (il potere sceglie alternative per altri soggetti, riducendo subdolamente la comunicazione potestativa ad alternative di costume) 4) lavorare per generare “cosignificazioni” quale caratteristica della nuova comunicazione-relazione sociale in grado di superare dialetticamente le distorsioni indotte dal mutamento di paradigma dalla “coscienza” alla “comunicazione” (J Habermas – Teoria dell’agire comunicativo, 1981) che ha reso vulnerabili (A. Giddens), nella “globalizzazione” egemonizzata dall’Occidente capitalista, ed evanescenti i contenuti dell’ “immaginario” (trasfigurati ed avulsi da ogni concreto avvenimento quotidiano; E. Morin – L’industria culturale, 1963) proprio delle autodefinite contro-culture.


Il "concetto" di 3punto0 rappresenta l’orizzonte di una riappropriazione – intesa come generazione - di un’esistenza priva di “ideologie” (nel senso letterale dell’espressione tedesca Ideenkleid, “vestito di idee”) coprenti (“metafisiche influenti” – C. Preve) con immagini e giustificazioni illusorie (“romans”), la realtà vera dei fatti e delle cose. È sbagliato interpretare i processi storici come presidio della lotta tra le idee, come è velleitario voler modificare la realtà sociale mediante la “critica delle idee”. Il "concetto" di 3punto0 interviene a ristabilire un orizzonte (la suggestione è il terzo millennio) entro il quale non giudicare gli individui per ciò che sono o fanno da ciò che dicono o pensano di essere e di fare, così come non si giudica un’epoca, o una classe sociale, dalle rappresentazioni che essa fa di se stessa (rif. “Il transindividuale. Soggetti, relazioni, mutazioni, a cura di E. Balibar e V. Morfino, 2014). Il "concetto" di 3punto0 impatta contro le deformazioni – di comodo o meno, eterodirette o no – proprie della comunicazione – espressione “pubblicitaria” egemone della concezione del mondo – quando perde i contatti con la comunità (diviene ipostasi, dimensione cognitiva artatamente contraffatta) che risponde, viceversa, a bisogni identitari culturalmente e socialmente universali di rilevanza socio-bio-politica (U. Bernardi – Comunità come bisogno, 1981). Il "concetto" di 3punto0 è nozione prima, non definibile, poiché individui, moltitudini e sistema sociale sono prodotti dalle relazioni sociali, non esistenti in actu se non con, attraverso e nei soggetti che le attualizzano. Solo pensare ed agire in termini relazionali consente di rappresentare adeguatamente la società cosiddetta post-moderna (P. P. Donati – Teoria relazionale della società, 1991) e di configurare la convivenza informatico-telematica nelle sue potenzialità autenticamente emancipatrici e disalienanti (rif. “Il postumano. La vita oltre l'individuo, oltre la specie, oltre la morte”, R. Braidotti, 2014).